PRINCIPALI ESPOSIZIONI

Nata nel 1980 a Negrar, un paese nella Valpolicella a Verona, in Italia.
Col passare degli anni, sviluppa una personalità introversa, contraddittoria, tormentata, e cresce il suo bisogno di comunicare i propri sogni e visioni e le proprie sensazioni attraverso il disegno, prima ancora che attraverso la vita sociale.
Nel 2001 a Milano, dove studia illustrazione mediante la pittura all’ Istituto Superiore d’Illustrazione , ove avviene la svolta della sua vita.
Il maestro Achille Picco, suo insegnante, notate le sue capacità la allontana dal mondo dell’ illustrazione, e privatamente, la introduce alla pittura.

Sotto la guida del suo Maestro Picco l’artista prosegue un cammino di sviluppo che la porta, oltrechè a miglioramenti maturi della tecnica , ad una crescita “umana”,
connettendo la sua concezione appassionata del realismo, il suo desiderio di catturare i segni che ogni persona incarna nella propria pelle mettendone a nudo ogni pensiero, alla sua capacità di controllare i colori ed i tratti, rendendola una matura mediatrice tra la realtà, la tela e le sue sensazioni interiori.

Gli esiti di questa maturità li incontriamo in mille sfumature delle opere di Alessandra.
Già con i primi lavori, emerge chiaro lo stile delle sue opere.

Atmosfere cupe, colori tenuti.

Nelle sue nature morte emerge una sentita attenzione alla caducità della vita,  i suoi ritratti evocano gli atteggiamenti dei suoi soggetti, enfatizzandoli con luci ricche di pathos.
Il colore è il vero protagonista; esso scopre un velo di sensazioni, teatro di una vita di patimenti e dolcezza, solitudine e ilarità .

Relegando lo sguardo su un particolare del quadro si nota una pittura emozionale, con pennellate istintive (come la stessa pittrice), ma calibrate.
Tramite la tecnica a velatura esprime una visione realistica e neoromantica della pittura.
E’ palpabile la ricerca della forma, che esprime donando ai soggetti una volumetria quasi reale;
l’impressione che se ne ricava è che essa “scavi” nel foglio con la matita, quasi fosse uno scalpello.

I suoi volti non oppongono mistero; essi rimangono nell’ impronta del loro vissuto e l’artista ne ruba gli istanti con insolente curiosità.