Recensione di Elena Golfetto 2009
Alessandra Sempreboni E’ nata a Negrar, Verona, nel 1980. Entra nel mondo dell’arte studiando presso l’Istituto Superiore d’Illustrazione di Milano, manifestando una forte propensione per i ritratti e le nature morte. Ha affinato la propria tecnica con l’aiuto del pittore e scultore Achille Picco, raggiungendo presto un notevole stile che richiama le atmosfere cupe e romantiche tipiche dell’antica arte fiamminga. PRECISA REALTA’ : che sia in bianco e nero o a colori la rappresentazione della realtà eseguita da Alessandra è attenta e minuziosa. Ogni minimo dettaglio è reso con una precisione assoluta. La cantante ( il quadro : Un omaggio a Daniela Dessi ) di teatro davanti all’Arena indossa vestiti di scena, preziosi non solo per il tessuto pregiato, ma anche per le aggiunte dei decori sul decoltè. L’oro della veste è reso maggiormente luccicante dai riflessi ottimamente calibrati. Il bracciale, gli orecchini sfarzosi e il diadema nei capelli rendono imponente questa figura femminile che richiama le matrone romane. Donna resa autentica da una chiara visione interiore delle cose che porta a una responsabile rettitudine verso sè stessa e gli altri. Alessandra definisce dettagliatamente i lunghi capelli raccolti in piccole trecce, il maquillage, opera di una abile truccatrice, sottolinea l’espressività degli occhi grazie al kajal sfumato mentre con la matita è disegnata perfettamente la bocca in cui anche i bianchi denti sono definiti con precisione. Quest’ opera vuole essere un omaggio alla cantante lirica Daniela Dessi. Tutti questi elementi concorrono a catturare lo sguardo dello spettatore che resta affascinato dal pathos che trasmette questa figura: vivida luce che emerge dallo sfondo tenebroso. Le nature morte di Alessandra ripropongono finemente le caratteristiche pittoriche dei fiamminghi: la tavola lucida, i riflessi nelle bucce della frutta, la mela ammaccata rendono palpabili gli oggetti davanti a noi. E’ questo un genere di arte così verosimile da proiettare lo spettatore all’interno dell’opera mentre, nel contempo, la sua atmosfera di raccolta intimità, di nostalgia di un quotidiano, sfuma nel sogno.